8 Giugno 2020 -

Giornata mondiale dell’Ambiente, l’Italia tra biodiversità a rischio e futuro sostenibile

In occasione della giornata mondiale dell’ambiente, mettere in fila alcuni dati relativi all’Italia permette di fotograre lo stato di salute dell’ambiente nel nostro Paese

Con la pandemia globale di covid – 19, i cittadini di tutto il mondo si sono resi conto di come le condizioni ambientali siano fortemente influenzate dalle attività produttive e dalla vita di tutti i giorni. “Dalla contrazione forzata delle attività economiche è venuto un miglioramento delle condizioni ambientali, con un costo sociale altissimo. La sfida oggi è far sì che tali condizioni non siano transitorie, ma socialmente sostenibili”, scrive l’Istituto Superiore di Protezione Ambientale nel comunicato stampa di presentazione dell’annuario dei dati ambientali relativi all’anno 2019.

In occasione della giornata mondiale dell’ambiente, mettere in fila alcuni dati relativi all’Italia permette di fotograre lo stato di salute dell’ambiente nel nostro Paese.

A rischio
La biodiversità è forse uno degli aspetti più importanti per valutare la situazione. Con le sue 60 mila specie animali e 12mila vegetali, il nostro Paese è uno dei più ricchi in Europa. In particolare, i livelli di endemismo sono elevatissimi. Allo stesso tempo però, il rischio di perdere questo patrimonio è ancora alto. Tra i vertebrati sono i pesci d’acqua dolce quelli più minacciati (il 48% delle specie censite), senza dimeticare gli anfibi (il 36%) e i mammiferi (il 23%). Per quanto riguarda le piante tutelate dalla norma Ue, il 42% è a rischio. In generale, continua il rapporto, le minacce più gravi sono rappresentate dall’aumento delle specie esotiche, più di 3300 nell’ultimo secolo, dall’inquinamento e dalla frammentazione del territorio.

Consumo eccessivo
Tra gli elementi che possono gravare sulla perdita di biodiversità, c’è soprattutto il consumo di suolo.  In particolare, sono andati persi 23mila chilometri. Nonostante alcuni segnali di rallentamento, dal 2018 il consumo ha ripreso a crescere, sottraendo anche il 2% delle aree protette. Allo stesso tempo, il territorio italiano è esposto al dissesto idrogeologico.  Circa 1 milione e 281mila abitanti risiedono in aree a “pericolosità elevata e molto elevata”, pari al 2,2% del totale.

Infine, per quanto riguarda i fiumi e i laghi la salute è lontana dagli obiettivi dell’Unione europea. “Neanche la metà dei 7.493 corsi d’acqua raggiunge uno “stato ecologico buono o elevato” (43%), ancora più grave la situazione dei laghi (solo il 20%). Va meglio la situazione se si analizza lo stato chimico: è buono per il 75% dei fiumi (anche se il 18% non è ancora classificato), e per il 48% dei laghi”, scrive ancora Ispra.

Sguardo in avanti
Una volta analizzata la situazione, però è necessario focalizzarsi sulle prospettive di sviluppo di un sistema economico più sostenibile. Rispetto all’Europa, l’Italia cresce molto di più nell’uso circolare dei materiali. Il nostro Paese è il terzo nell’Unione per quanto riguarda l’indice di produttività delle risorse. Allo stesso tempo, diminuiscono del 17,2% le emissioni di gas serra in Italia nel medio periodo (1990-2018). Nel primo trimestre di quest’anno, si stima per il 2020 una riduzione, a causa del lockdown, dei gas serra del 5,5% a fronte di una variazione congiunturale del PIL pari a -4,7 %.

Marco Tonelli

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