10 Luglio 2020 - News medica, News Organi Tecnici
DIABETE E ATTIVITA’ MOTORIA
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DIABETE E ATTIVITA’ MOTORIA
Camminare, attività primitiva dell’uomo, è ormai diventato quasi un lusso da tempo libero. Camminare nel quotidiano sarebbe il modo migliore per contrastare i danni della vita sedentaria, ormai drammaticamente evidenti in ogni età.
L’escursionismo, in particolare, è un’attività fisica che in base alle leggi della bioenergetica è classificata come attività a metabolismo aerobico in quanto le reazioni enzimatiche che producono energia avvengono in presenza di ossigeno e deve essere quindi intesa come terapia per la gestione di malattie croniche come obesità, sindrome metabolica e DIABETE.
È ormai dimostrato che un regolare esercizio fisico in soggetti con diabete, così come nella popolazione generale, è associato a una maggiore aspettativa di vita e ad una riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare e ad un migliore controllo metabolico
DEFINIZIONE: il diabete mellito è una malattia metabolica caratterizzata da un aumento cronico dei livelli ematici di glucosio con un’alterazione del normale metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine, dovuto nel Diabete tipo 1 (DMT1), ad una totale carenza di insulina per distruzione delle cellule beta pancreatiche, oppure, Diabete tipo2 (DMT2), ad una resistenza da parte delle cellule all’azione della stessa. Obesità ed insulinoresistenza sono direttamente correlati all’incidenza di diabete mellito (tipo 2). Ad essi si associa frequentemente un quadro di dislipidemia ed ipertensione arteriosa.
Il Diabete Tipo 1 insulinodipendente rappresenta la più frequente forma di endocrinopatia cronica dell’infanzia e della adolescenza, potendo manifestarsi anche nei giovani adulti; la carenza assoluta di insulina, costringe il paziente ad iniettarsi l’insulina dall’esterno tramite plurime iniezioni giornaliere o mediante terapia insulinica sottocutanea (microinfusori)
Negli ultimi 30 anni la cura del diabete di tipo 1 è enormemente migliorata: questo ci può far comprendere come la bilancia vantaggi/rischi del praticare sport si sia spostata a favore dei primi anche se il controllo glicemico durante attività motoria resta comunque una sfida a volte difficile.
La capacità di “aggiustare” la terapia insulinica, soprattutto per una pratica motoria aerobica superiore ai 30 min. evitando rischi di ipo o iperglicemia, è stata recentemente riconosciuta come un’importante strategia di management in diabetici di tipo 1. In particolare l’importante ruolo che ha il paziente nel raccogliere i dati dell’autocontrollo glicemico in risposta all’esercizio e nell’usare questi dati per migliorare la performance e aumentare la sicurezza è oggi pienamente dimostrato da diversi studi. Tutto ciò, associato ad una corretta supplementazione di carboidrati calcolati in base all’intensità e durata dell’esercizio comporta effetti benefici nella gestione della malattia diabetica.
Seppure difficile per le molte variabili da considerare, questo processo conduce il diabetico di tipo 1 a un esercizio continuo di “allenamento” che può produrre dei vantaggi sul compenso metabolico, sinergici a quelli prodotti dall’esercizio fisico stesso.
Il percorso esperienziale dello sportivo con DMT1 dovrebbe essere guidato, soprattutto agli inizi di una pratica motoria, da figure sanitarie esperte, in grado di aiutare nell’acquisizione di competenze, nel monitoraggio del controllo glicemico medio e della soglia di percezione dell’ipoglicemia,nella definizione di obiettivi glicemici specifici , di strategie di gestione dell’insulina e del regime alimentare
Per questo la “prescrizione” della attività fisica da parte del medico dovrebbe quindi comprendere oltre alla terapia insulinica ed alla corretta alimentazione anche il regolare svolgimento di attività motoria soprattutto di tipo aerobico infatti, un costante esercizio fisico di media intensità , almeno 3-4 volte alla settimana migliora l’efficacia dell’insulina,con conseguente riduzione del fabbisogno, migliora il profilo lipidico, riduce la tendenza all’aumento di peso, diminuendo il rischio aterogeno e cardiovascolare.
Indicazioni di massima per il Diabete tipo 1
– Misurare la glicemia prima, durante, e dopo l’esercizio. |
– Iniettare l’insulina in aree non coinvolte dall’attività fisica: l’esercizio fisico può accelerarne l’assorbimento. |
– Se viene programmata attività sportiva di lunga durata (camminata, bicicletta), la dose d’insulina va ridotta fino al 50%, per prevenire l’ipoglicemia; una minor riduzione è richiesta con glicemia intorno a 200 mg/dl.(astenersi dalla attività fisica se il valore della glicemia supera 250 mg/dl) |
– L’attività fisica di lunga durata aumenta la sensibilità all’insulina anche tardivamente;Il fabbisogno insulinico diminuirà quindi anche il giorno successivo. |
– L’attività sportiva svolta alla sera o al pomeriggio può comportare ipoglicemia notturna. La dose d’insulina serale deve essere ridotta e vanno assunte ulteriori quantità di carboidrati complessi. |
– Quando l’attività sportiva è sporadica l’ingestione supplementare di piccole quantità di carboidrati complessi può prevenire l’ipoglicemia. |
L’ADA (American Diabetes Association) suggerisce ai pazienti affetti da DM1 di praticare almeno 150 minuti/settimana di esercizio fisico di moderata intensità (al 50-70% della massima FC) con una frequenza di almeno 3 giorni/settimana senza che vi siano più di 2 giorni consecutivi senza attività.
Per quanto riguarda gli sport di montagna come l’escursionismo e l’alpinismo (quest’ultimo destinato solo a soggetti diabetici particolarmente
motivati e perfettamente allenati), bisogna tenere presente alcuni aspetti specifici:
Difficoltà di gestione delle emergenze |
e difficoltà di accesso rapido a strutture sanitarie. |
Alcune sindromi intercorrenti (mal di montagna*, disidratazione) possono interferire con l’equilibrio glicemico aumentando i rischi di scompenso. |
L’altitudine (al di sopra dei 2500- 3000 mt.) determinando |
sintomi adrenergici, può creare confusione e difficoltà a |
riconoscere sintomi da ipoglicemia. |
La temperatura e l’ipossia( al di sopra dei 2500-3000mt) determinano difficoltà sia nelle misurazioni della glicemia capillare sia nella conservazione |
dell’insulina, che deve essere protetta da sbalzi termici. |
*Non vi sono evidenze di aumentata incidenza di male acuto di montagna tra i diabetici rispetto ai soggetti normali. Va, tuttavia, fatto presente che i farmaci utilizzati per la prevenzione e la cura del male di montagna possono venire controindicati nei portatori di diabete. Per esempio il desametasone può modificare i valori della glicemia e l’acetazolamide può dare alterazioni dell’equilibrio acido-base.
Il Diabete tipo 2 (DMT2) rappresenta la forma di diabete più comune e interessa il 90% dei casi. Si sviluppa prevalentemente a partire dai 40 anni di età e colpisce principalmente i soggetti obesi o sovrappeso, prevalentemente sedentari, ed è caratterizzato da un duplice difetto: non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina a soddisfare le necessità dell’organismo (deficit di secrezione di insulina), oppure l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino-resistenza).
Il risultato, in entrambi i casi, è il conseguente incremento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia).
Gli obiettivi del trattamento del diabete di tipo 2 sono di ottenere e mantenere un ottimale controllo glicemico/metabolico e di prevenire o ritardare lo sviluppo delle complicanze croniche. Attività motoria ed esercizio fisico sono centrali nella gestione del diabete di tipo 2, in quanto aiutano a ottenere e a mantenere gli obiettivi terapeutici e a migliorare la qualità della vita.
I benefici della attività di tipo aerobico su pazienti con diabete di tipo 2 sono ben documentati da solide evidenze scientifiche (studi randomizzati controllati e/o trial supervisionati) e comprendono effetti largamente positivi sulla glicemia a digiuno, sul peso corporeo, sui lipidi, sulla composizione corporea (diminuzione della massa grassa, risparmio o aumento della massa magra), sulla pressione arteriosa, sulla frequenza cardiaca a riposo.
Dal punto di vista terapeutico, per i soggetti con Diabete tipo 2 controllato con la sola dieta non è necessario assumere alimenti supplementari prima e durante la attività fisica ( a meno che non si tratti di impegno di lunga durata ed elevata intensità), mentre nella terapia con insulina o sulfaniluree si consigliano spuntini di CHO(carboidrati) e riduzione della dose insulinica (come nel Diabete tipo 1).
Le linee guida (ACSM e ADA) suggeriscono che soggetti con diabete di tipo 2 dovrebbero accumulare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata nel corso di tre giorni, senza mai prevedere più di due giorni consecutivi senza eseguire attività aerobica.
ACSM American College of Sport Medicine
ADA American Diabetes Association
CONCLUSIONI
Prima di affrontare una escursione in montagna al fine di praticare serenamente e senza rischi,attività fisica a media quota, è consigliabile effettuare una visita medica dedicata alla valutazione di eventuali complicanze e modulando la terapia orale od insulinica in relazione all’impegno che si andrà ad affrontare.
La prescrizione dell’esercizio fisico non è generalmente nel bagaglio culturale del medico di medicina generale né del diabetologo. Quindi ci si limita a generici suggerimenti sull’attività fisica piuttosto che a una prescrizione dell’esercizio fisico con precise indicazione sul tipo, intensità, frequenza e durata e le precauzioni da prendere. La prescrizione dell’esercizio ,prevalentemente aerobico, in particolare in ambiente montano, dovrebbe essere personalizzata sulla base di abitudini individuali, preferenze, motivazioni e la tolleranza individuale allo sforzo, senza inoltre tralasciare l’influenza della alta quota su diverse variabili che possono condizionare la buona riuscita della pratica motoria.
Bibliografia
L’attività fisica come strumento terapeutico nel diabete di tipo 2, Balducci S. G It Diabetol Metab 2016;36:64-70
Ipoglicemia ed esercizio fisico nel diabete di tipo 1: una questione di stile, A. Girelli G It Diabetol Metab 2015;35:224-232
Sport e diabete di tipo 1: qualcosa è cambiato? A.Girelli. G It Diabetol Metab 2016;36:71-78