20 Aprile 2020 -

Fondi per le sezioni, tende intorno ai rifugi. Le idee di Vincenzo Torti per la montagna e il CAI nell’estate 2020

A volte i titoli possono trasformarsi in profezie. “Per l’autunno avevamo in programma un convegno dal titolo ‘Dalla montagna ideale alla montagna reale’. Pensavamo di fare cultura, invece oggi siamo alle prese con una realtà che non avremmo mai immaginato

Vincenzo Torti, presidente generale del Club Alpino da poco rieletto per un secondo mandato, vive nel cuore della Lombardia straziata dal COVID-19. “Sono avvocato, in questi giorni potrei lavorare ma non ne ho voglia” racconta. “Dalla fine di febbraio, il mio lavoro per il CAI, tutto in videoconferenza o per telefono, mi occupa per 10-12 ore al giorno”. 

Lo avevamo incontrato per l’ultima volta ad Amatrice, nello scorso autunno, all’inaugurazione della Casa della Montagna, realizzata dal CAI insieme all’ANPAS, l’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, presieduta dal virologo Fabrizio Pregliasco. 

Oggi Pregliasco, come molti suoi colleghi, appare tutti i giorni sui giornali o in televisione. E il CAI, pochi giorni fa, ha deciso di dare una grande mano all’ANPAS. “Abbiamo trovato nel nostro bilancio 500.000 euro, e abbiamo donato loro 51 Panda. Pregliasco si è commosso” racconta Vincenzo Torti. Il contributo del Club Alpino al lavoro dei volontari dell’ANPAS è un aiuto per la montagna italiana. “Finora, in gran parte della Penisola, l’assistenza sanitaria a domicilio per anziani e disabili era un diritto solo per chi vive in città. Questi soldi donati dal CAI servono a far sì che la montagna non sia più una Cenerentola”. 

Uno sguardo al futuro

Viviamo ancora in quarantena, ma da giorni si è finalmente iniziato a parlare della progressiva riapertura del Paese. Non sappiamo quando sarà possibile tornare in montagna, ma siamo certi che nei prossimi mesi e anni sarà più difficile andare all’estero. 

Il timore dei luoghi affollati potrebbe spingere migliaia di italiani verso le valli delle Alpi e dell’Appennino, aiutandole a non spopolarsi. Per far questo, però, c’è bisogno di progetti concreti, di fondi, di attenzione da parte delle Regioni e dello Stato. Invece, fino a oggi, tutto ciò non si è visto. Mentre le associazioni degli imprenditori balneari portano avanti progetti a base di spiagge a numero chiuso e ombrelloni protetti, il mondo della montagna e il CAI non hanno ancora iniziato seriamente a parlare di come riaprire la montagna.

Abbiamo iniziato a pensarci, possiamo fare di più” risponde Vincenzo Torti. “Siamo gente concreta, il CAI è fatto da 498 sezioni, e queste posseggono 794 rifugi e bivacchi. Non c’è ancora nulla di certo, ma è chiaro che nell’estate del 2020 molti rifugi resteranno chiusi, e tutti gli altri avranno degli incassi ridotti”.

I rifugi

I gestori, giustamente, chiederanno di non pagare l’affitto, o di pagarne solo una parte, e questo rischia di mandare all’aria le sezioni. Il 10 aprile abbiamo creato un fondo di un milione di euro, con cui le sezioni potranno pagare mutui e affitti. Per poterlo fare sono stati fondamentali gli interventi degli ultimi anni per eliminare dal nostro bilancio alcune voci di spesa inutili”.

Nella prossima estate è probabile che i rifugi del CAI potranno dare da mangiare agli escursionisti e agli alpinisti. Il punto più critico saranno invece i cameroni, dove sarà molto difficile, se non impossibile, distanziare correttamente le persone. 

La soluzione potrebbero essere le tende, come in un trekking su montagne lontane o come facevamo quando eravamo giovani” sorride Vincenzo Torti. “Si porta la tenda nello zaino, o la si manda in quota con la teleferica di servizio, ci si accampa intorno al rifugio e questo fornisce i servizi igienici e il vitto. Bisogna darsi da fare per avere i permessi dei Comuni e dei Parchi, ma può essere una soluzione importante”.  

Il ruolo del Cai

Il CAI, oltre che per i rifugi, può avere un ruolo in altri campi. “Il fondo per le sezioni è stato varato, l’idea delle tende accanto ai rifugi è concreta. Nei prossimi giorni incontreremo le guide alpine, per avere altre idee. In questa fase abbiamo bisogno dei suggerimenti di tutti, e invitiamo soci e non soci a farcele avere” prosegue il presidente del CAI.

Accanto all’impegno concreto, ci sono dei rimpianti in questi giorni? “Uno, banale, riguarda il numero dei soci. Alla fine di febbraio erano già 5.500 più che nel 2019. Speravo di far segnare un nuovo record, invece no, vuol dire ci rifaremo l’anno prossimo” risponde Torti. 

L’altro cruccio è di non poter completare e rendere operativo il Sentiero Italia CAI, un progetto fondamentale per unire e rilanciare le montagne italiane. Lo finiremo nel 2021. Quest’anno uniamo l’Italia e i suoi monti con la solidarietà”. 

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